Ansia, depressione, bassa autostima, disturbi dell’alimentazione, dismorfofobia, problemi sessuali: sentirsi poco desiderati e non amare il proprio corpo, può scavare ferite profonde che si presentano come impedimenti quotidiani alla qualità della vita, alla libertà personale, all’esperienza dell’esistenza come dono e opportunità.
Per stare bene, infatti, è necessario confrontarsi con gli aspetti più oscuri dei propri desideri, posti alla radice della propria individualità psicofisica.
In questo percorso di autoconoscenza, la prima tappa consiste nell’evitare di nascondersi dietro un’organizzazione mentale inflessibile e bloccata. La chiave che spiega l’insoddisfazione per la propria immagine corporea, infatti, risiede in una continua narrazione autocritica e negativa che orientando la mente verso pensieri ripetitivi, plasma una mente insoddisfatta, incapace di trovare un compromesso tra l’identità fisica percepita e la propria proiezione relazionale ideale.In questi casi, nel tentativo di sottrarsi alla sofferenza per avere un corpo diverso da quello che si vorrebbe, spesso si riduce lo slancio verso il mondo esterno e gli altri; il risultato è che con meno esperienze e relazioni si vive comunque peggio, senza considerare che questo rifiuto si riflette prima o poi sull’equilibrio energetico del corpo.
La conoscenza della psicologia estetica e dei suoi strumenti operativi, in questi casi, può rivelarsi estremamente utile per evitare che pensieri e energie negative, che si mostrano come disagi verso la propria immagine fisica, possano intossicare l’anima e rovinare l’esistenza.